Distruggere l’informazione

inviato da byoblu.com

Alessio Butti DDL Proprietà intellettuale diritto di cronaca art.65 comma Claudio Messora Byoblu Byoblu.com Alessio Butti, senatore Pdl, ci aveva già provato nel 2008, con il suo DDLNorme per la corretta utilizzazione della rete INTERNET a tutela dei minori”. Voleva chiudere, tra le altre cose, tutti i siti che istigavano alla violenza e alla consumazione dei reati (e anche i siti porno). Quindi, qualsiasi sito di informazione libera che avesse criticato per esempio il Ddl intercettazioni, proclamando magari la disobbedienza civile in nome della libertà di stampa, sarebbe stato chiuso da Butti in quanto istigatore alla consumazione di reato. A meno che, si intende, non avesse chiesto specifica autorizzazione all’autorità per le garanzie nelle comunicazioni e si fosse munito di sistemi di accesso idonei a certificare la maggiore età dei visitatori. Non fu preso in considerazione e il Ddl, dopo 4 anni, giace ancora in attesa di esame. Continua a leggere

Informazione nel Regno Unito, il governo allarga le norme sulla libertà di stampa

da Il Fatto Quotidiano di Redazione

11111 Informazione nel Regno Unito, il governo allarga le norme sulla libertà di stampa

Il vice primo ministro del governo Cameron, il liberal-democratico Nick Clegg, ha proposto di estendere ulteriormente le norme sulla libertà di informazione e la protezione della stampa, in un disegno politico mirato a rendere gli organi governativi più trasparenti agli occhi di tutti.

Dopo la pubblicazione di tutti i registri che documentano nei dettagli le spese governative – comprese quelle per la difesa – ora la coalizione di governo, per bocca del vice premier, intende estendere i limiti del FOI (Freedom of Information laws), già tra i più avanzati in Europa. La normativa che regola la Freedom of Information prevede il diritto del cittadino a chiedere e ottenere informazioni di tipo governativo che riguardano una vasta gamma di provvedimenti, a eccezione delle informazioni secretate, per esempio, per motivi militari o di sicurezza nazionale.

Le norme attualmente vigenti, descritte dal Freedom of Information Act del 2000, comprendono una lista di organi tra cui i dipartimenti dei comuni locali e del governo centrale. Clegg, con la sua proposta, vuole estendere il FOI a centinaia di altri organi, come l’associazione degli ufficiali di polizia, gli ombudsman finanziari e gli uffici di ammissione delle università. “L’attuazione della libertà di stampa sta nella sua capacità di scoprire la verità, rivelando i ciarlatani e gli interessi nascosti,” ha detto il vice premier.

Tra le sue proposte, ha anche chiesto di abbassare da 30 a 20 anni il limite massimo entro il quale i documenti governativi segreti possono rimanere tali – idea già avanzata dal precedente governo, ma mai messa in atto. In un discorso tenutosi venerdì a Londra, il vice primo ministro ha affermato che i primi progressi a favore della libertà di informazione erano già stati compiuti dai laburisti. “Ma poi quel progresso si è arenato,” ha detto, aggiungendo che ci sono ancora troppe eccezioni che non rientrano nelle normative FOI, “mentre l’informazione rimane dietro troppi ostacoli burocratici”.

Clegg ha poi affermato di voler riformare le leggi sulla diffamazione e sulla libertà di stampa: “Le leggi inglesi sulla diffamazione hanno un effetto che fa rabbrividire il dibattito scientifico e il giornalismo investigativo. Certamente, i cittadini e le aziende devono essere in grado di proteggere la loro reputazione da false accuse. Ma vogliamo che accademici e giornalisti non abbiano paura nel pubblicare le loro legittime ricerche.”

Facendo un chiaro riferimento alla battaglia legale su WikiLeaks, ha poi aggiunto: “Non è giusto che accademici e giornalisti vengano spinti al silenzio dalla prospettiva di costose battaglie legali contro ricchi individui e grandi aziende. E nemmeno che alcuni riescano a sfruttare queste leggi dall’estero, portando processi contro imputati esteri qui nei nostri tribunali. “E’ una farsa che il Congresso americano si sia sentito in dovere di legiferare per proteggere i suoi cittadini dalle nostre leggi.”

La proposta è stata recepita positivamente nel Regno Unito. Daniel Hamilton, direttore della Ong che si occupa di libertà di informazione e persecuzione della stampa Big Brother Watch, ha commentato: “Questo è un passo molto significativo per migliorare la trasparenza nel governo. Il pubblico ha diritto di ottenere informazioni rapidamente e senza essere intralciato dalle lungaggini burocratiche. Chi si oppone a questa manovra ha qualcosa da nascondere.” Lo scorso novembre, il governo ha reso di pubblico dominio i registri che documentano nei dettagli tutte le spese governative, dalla manutenzione dei computer alle spese pasto.

Francis Maude, ministro incaricato della pubblicazione, aveva detto in quell’occasione: “Voglio che i cittadini siano in grado di controllarci per quello che facciamo e, pubblicando i dettagli delle spese del governo, i contribuenti saranno in grado di vedere esattamente come spendiamo i loro soldi. Intendiamo promuovere la trasparenza affinché le informazioni siano disponibili e reperibili nel modo più semplice possibile.”

di Davide Ghilotti

Fonte: http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/01/10/informazione-nel-regno-unito-il-governo-cameron-allarga-le-norme-sulla-liberta-di-stampa/85574/

Ungheria: libertà di stampa a rischio. Media sotto controllo del governo

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Una legge mai vista in un Paese dell’Unione Europea, voluta dal premier di destra Orban: multe pesanti nel caso di “violazione dell’interesse pubblico”.

di Corriere.it

Una legge simile in un Paese dell’Unione europea non si era mai vista. Con la maggioranza di due terzi il Parlamento dell’Ungheria, controllato dal partito di destra Fidesz del primo ministro Viktor Orban, ha approvato una legge sulla stampa che, tra le altre cose prevede:

– soppressione delle redazioni di news alla tv e alla radio, che confluirebbero in un unico centro di notizie presso l’agenzia di stampa nazionale Mti, finanziata dallo Stato

– multe pesanti agli organi d’informazione nel caso di «violazione dell’interesse pubblico», non meglio specificato, articoli «non equilibrati politicamente» o «lesivi della dignità umana», le multe vanno da 700 mila euro per le tv, a 89 mila per i giornali e siti internet

– i telegiornali dovranno rispettare un tetto del 20% per le notizie di cronaca nera

– il 40% della musica trasmessa dovrà essere di provenienza ungherese

– i giornalisti saranno tenuti a rivelare le loro fonti per questioni legate «alla sicurezza nazionale» e le autorità investigative potranno analizzare tutti i loro strumenti e i documenti anche prima di aver identificato un delitto.

DISEGNO – L’approvazione della «legge bavaglio» è l’ultima mossa di un disegno preciso della maggioranza conservatrice. A luglio, dopo aver ottenuto in aprile una maggioranza di due terzi alle elezioni, senza precedenti dopo la caduta del regime comunista in Ungheria, che consente di modificare la Costituzione e la struttura dello Stato, il primo ministro Orban ha subito istituito un’Autorità nazionale delle telecomunicazioni con a capo la garante Annamaria Szalai, vicina al premier, e composta da cinque membri tutti nominati dal partito di governo, alla quale è stato assegnato un mandato di nove anni con inoltre la facoltà di emanare decreti. Poi è stato istituito un ente unico di cui fanno parte la televisione pubblica (Mtv e Duna), la radio pubblica (Mr) e l’agenzia stampa Mti, con direttori nominati dal garante. Infine lunedì 20 dicembre il varo definitivo di una legge di 175 articoli che regola il comportamento degli organi di stampa.

 

PROTESTA – Circa 1.500 persone lunedì sera hanno manifestanto davanti il Parlamento a Budapest. Orban si è giustificato con il fatto che la tv pubblica, per esempio, era senza presidente da anni perché l’autorità – nella quale c’erano tutti i partiti – non riusciva ad accordarsi su un nome. «D’ora in poi, giornalisti e direttori dovranno essere molto cauti su cosa pubblicheranno», ha detto il direttore di Nepszabadsag, il maggiore quotidiano indipendente, di stampo liberal, che ha annunciato ricorso alla Corte costituzionale. Con nulle possibilità di successo, dato che l’approvazione con la maggioranza di due terzi ha blindato la legge. Csaba Belenessy, direttore generale dell’agenzia Mti, che dirigerà la nuova centrale di notizie, aveva di recente detto che i giornalisti nel suo servizio dovranno essere leali al governo. Orban ha affermato che la nuova legge èconforme alle norme europee. L’Istituto internazionale della stampa (Ipi), invece si è detto invece preoccupato per la situazione della stampa in Ungheria, e anche l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce), ha espresso critiche severe nell’ultimo rapporto del garante per la libertà di stampa in Ungheria.

Fonte: Corriere.it

http://www.perlapace.it/index.php?id_article=5697&PHPSESSID=4d4bcac4f18b944294ea7b7bc3294939

GERMANIA LIBERTA’ DI STAMPA:L’ALTRA CENTRO – DESTRA, LA MERKEL

In Italia si è cercato di imbavagliarla, in Islanda è stata difesa a oltranza e ora pare che anche la Germania abbia capito l’importanza di una informazione libera in libero Stato: in controtendenza rispetto a quanto accaduto nella fase politica tricolore più recente, Angela Merkel, Cancelliere tedesco dal 2005, e il suo Governo hanno optato per modificare il Codice penale al fine di garantire una sempre maggiore libertà di informazione ai giornalisti e agli editori.

Il centrodestra in Germania non somiglia affatto a quello italiano se è vero, come è vero, che lassù la libertà di stampa viene indicata quale valore costitutivo della democrazia: non solo tutelata ma, se possibile, ulteriormente rafforzata. Il disegno di legge approvato di recente garantisce infatti una maggiore forma di protezione a quei giornalisti che diffondano informazioni riservate: gli unici a essere perseguibili da disposizioni del Codice penale sarebbero allora solo le fonti e non più i giornalisti che le pubblicano, tant’è che la magistratura non potrà più perseguirli per concorso nella violazione del segreto su notizie riservate.

Un percorso che va in direzione opposta rispetto allo stesso passato tedesco, quando la tendenza era semmai di tenere sotto controllo l’informazione o di determinarne l’indirizzo. La nuova legge voluta dalla Merkel e dal Ministro della giustizia, Sabine Leutherusser Scnarremberger, prevede un emendamento all’articolo 335b del Codice penale che prevede la punibilità dei pubblici funzionari autori di rivelazioni atte a svelare i segreti d’ufficio. Le pene? Da tre a cinque anni di carcere. Nella sostanza, il nuovo paragrafo abolirà il concetto di “concorso in divulgazione di notizie riservate”, ovvero la parte di legge che consentiva alla magistratura di punire organo di stampa e giornalista.

Elemento che consentirà alla Germania di porsi all’avanguardia anche in tema di informazione pubblica: lo stesso settore che, al contrario, evidenzia il limite italiano. Come dimenticare la speciale classifica di Freedom House secondo cui il nostro Paese sarebbe, per libertà di informazione, al settantaduesimo posto su scala mondiale. Due modi differenti di essere centrodestra: quello tedesco da una parte, quello italiano e francese (perchè il Governo presieduto da Nicolas Sarkozy non è da meno) dall’altra.
FONTE

Germania, Libertà di stampa: l’altro centro-destra, la Merkel